La Corte di Giustizia Europea nei giorni scorsi ha ricordato un principio tanto elementare quanto frequentemente disatteso: “L’etichettatura di un prodotto alimentare non deve indurre il consumatore in errore suggerendo la presenza di un ingrediente che in realtà è assente dal prodotto”. Nella vicenda i giudici del Lussemburgo si sono espressi su un’intricata questione giudiziaria che in Germania ha visto schierarsi su fronti opposti un’azienda alimentare e un’associazione di consumatori, in una sfida arrivata fino al terzo grado della giustizia tedesca e non ancora conclusa.
Al di là del caso specifico, la storia dell’infuso taroccato riaccende anche l’attenzione sul cosiddetto “Italian sounding“: la pratica, diffusa all’estero, di utilizzare confezioni che evocano prodotti alimentari italiani ma nulla hanno a che vedere con la tradizione del nostro Paese. La sentenza della Corte di giustizia potrebbe infatti diventare un importante precedente, un assist per le aziende alimentari italiane. Secondo il sito del ministero dello Sviluppo economico, il fenomeno vale un giro d’affari stimato in 54 miliardi di euro l’anno, pari a 147 milioni al giorno. Si tratta del doppio del valore delle esportazioni italiane di alimenti, che si ferma a 23 miliardi di euro. “Quindi, almeno due prodotti su tre commercializzati all’estero si riconducono solo apparentemente al nostro Paese”, conclude il ministero.
Questo sito utilizza alcuni cookie per il suo funzionamento. Chiudendo questo banner o cliccando qualunque link sul sito acconsenti al loro utilizzo. Cookie Policy
Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.